mercoledì 28 maggio 2008

Quasi sonetto jonico

Venerando pellegrino il divino Sole
inneggio al rito ancestrale del vino.
Nella pazzia di grilli e cicale, scorgo parole
-il pianto per il calore della pietra- di un bambino.
Come pietra preziosa fusa, fluisce Sovrano baciante il Mare.
Il canto dell’amico delfino sbeffeggia chi non l’ha capito,
ruotare, saltare, urlare e cantare.
Scintillano corone di stelle su milioni di muti ulivi
urlanti alla notte il grande calore.
Salento, Luglio 2004

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